Anno : 1982
Regia : Armand Mastroianni
Riflettendo credo che il periodo che preferisco, come atmosfere, fotografia ed in generale come mood, è il periodo che va dal 1977 al 1983 circa. Quindi a cavallo tra la fine degli anni 70 e i primi anni 80.
L'ora che uccide, conosciuto anche come The killing hour o The clairvoyant è un thriller del 1982 dove, una serie di omicidi hanno un denominatore comune : le vittime sono ammanettate. La polizia indaga, ma deve fare attenzione alla stampa, e soprattutto al conduttore di uno show televisivo, Paul McCormack che è amico del detective Weeks.
Quando tutto sembra inspiegabile, si presenta alla polizia Virna, un'artista che però ha anche un dono di chiaroveggenza. La donna spiega ai poliziotti che, durante degli stati di trans disegna cose che vede. In questo caso gli omicidi.
Ovviamente non è tutto chiaro e bisognerà aspettare che le cose si evolvano per interpretare al meglio i disegni di Virna.
Intanto, sia Weeks che McCormack cercano di ingraziarsi Virna. L'uno perché ne è infatuato, l'altro solo per portarla nel suo show e diventare famoso.
Virna si avvicina sempre più a svelare il killer, quindi la, situazione si fa pericolosa per lei. Weeks dovrà cercare di tenerla al sicuro.
Il film di Armand Mastroianni, già regista del famoso He knows you're alone (1980), mette in scena, in maniera poco convincente, quella che di fatto è un ottima storia. Si ispira, pare, in parte agli omicidi del killer David Berkovitz, The son of Sam, che terrorizzó New York qualche anno prima.
Purtroppo il quadro generale non è soddisfacente quanto dovrebbe. Partendo dai personaggi : tutti più o meno senza carattere né personalita con qualcosa che spicca. Sono piuttosto abbozzati. Un triangolino amoroso sviluppato in maniera frivola e, mi azzarderei a dire "infantile" e questo cozza molto secondo me col resto. Una protagonista, consapevole che probabilmente sarà presa di mira dal killer, ma che non sembra volerlo veramente capire e si perde tra le carinerie di Weeks e McCormack.
Un amicizia strana, tra un poliziotto e un giornalista che non supera mai una certa linea, almeno fino alla fine, dove sembra esserci un guizzo. Guizzo che comunque non serve a salvare ciò che in precedenza non è stato sviluppato in maniera interessante e risulta anche deludente, almeno per chi come me ci credeva.
Un peccato, perché il potenziale c'era, ma non è stato sfruttato a dovere. E non serve avere una scena "madre" che spiega il primo omicidio e svela l'assassino, che è comunque abbastanza forte, ed è probabilmente il motivo per cui il film figura tra i "video nasties" dell'epoca.
Si salva appunto l'atmosfera, o almeno io la salvo, e quel poco di interessante che si riesce a prendere, portando il film ad una sufficienza che c'è senza ombra di dubbio.